Flora d'Italia di Sandro Pignatti

Flora d'Italia, vol. 1, copertina
Flora d'Italia, vol. 1, copertina

Dopo 35 anni dalla prima, vede la luce la seconda edizione di Flora d'Italia che si compone di quattro volumi cartacei e di una nuova Flora digitale.

Pubblicata dal 2017 al 2019, la monumentale opera testimonia il percorso intellettuale svolto dall’insigne botanico nel corso di tutta la vita, che ha caratterizzato gran parte della Botanica, sia in ambito italiano sia internazionale, per arrivare alla sintesi magistrale rappresentata da quest’opera.


Tiziana Babusci


"Prefazione

La prima edizione della Flora d’Italia è stata pubblicata nel maggio 1982, e a quel tempo non immaginavo che si potesse arrivare a una seconda edizione. Tuttavia, già negli anni ’80, si è assistito a un rapido accumularsi di nuove conoscenze, grazie anche all’uso della Flora1, che facevano ritenere utile la pubblicazione di un’opera più aggiornata. Io stesso avevo cercato di trovare un collaboratore per la stesura di un supplemento, ma il mio tentativo rimaneva senza successo. Con l’inizio del nuovo Millennio, anche in vista del rapido deteriorarsi delle condizioni ambientali in Italia (e in tutto il Pianeta), l’esigenza di uno studio approfondito del patrimonio vegetale si faceva più pressante, e io, anche su sollecitazione dell’Editore, iniziavo la redazione di un testo aggiornato del primo volume, come modello per una nuova edizione. Ma anche questo programma, limitato a un mero inserimento di nuove specie e località, ben presto fu abbandonato. La decisione di dedicare per un lungo periodo la mia attività alla redazione di una versione più moderna della Flora d’Italia risale all’inizio del 2003, anche se il lavoro si è intensificato a partire dal novembre del 2007, di ritorno dalla mia terza traversata dei Deserti dell’Australia Occidentale. Sulla base dell’esperienza degli ultimi anni, avevo ormai capito che non ci si poteva più limitare a un aggiornamento dell’opera pubblicata nel 1982, ma era necessario pensare a un’impostazione nuova, che tenesse conto delle nuove conoscenze accumulate. Inoltre, mi ero ormai convinto della necessità di utilizzare le grandi possibilità, del tutto nuove, offerte dalle tecniche, sviluppate in quegli anni, di usare il computer per l’elaborazione dei testi e realizzare un’opera a carattere multimediale. Da allora la mia attività scientifica è stata centrata sulla messa a punto di un nuovo modello e sulla redazione dei nuovi testi. Questa attività si è sviluppata a tempo pieno fino al settembre 2015, quando la redazione dei volumi 1-3 poteva dirsi completata. Nei mesi successivi, i testi venivano messi a punto, e si coordinavano le illustrazioni, per arrivare alla versione definitiva dei Vol. 1-3 durante l’estate 2016. È stato un lungo lavoro, anche per la contemporanea redazione di un’altra opera (Pignatti E. et S., Plant Life of the Dolomites) e soltanto ora, 35 anni dopo la prima edizione, si arriva al completamento della seconda, per molti aspetti con carattere innovativo. La mia speranza è che essa possa risultare meglio adattata alle esigenze attuali della comunità scientifica. Per la realizzazione di questa seconda edizione, ho cercato sempre di applicare il criterio linneano di “distinguere gli Autori dai Compilatori eruditi”, non limitandomi a un diligente lavoro di sintesi di quanto osservato dagli altri, ma mettendomi piuttosto a osservare le piante nei loro luoghi più nascosti, anche grazie agli erbari, per carpire i loro segreti e darne un’interpretazione filtrata dall’esperienza personale. In questo modo, molte osservazioni originali sulla vita delle piante sono entrate nella trattazione, però è chiaro che ancora moltissimo resta da fare: ne risulta un pacchetto coordinato di conoscenze che si mettono a disposizione della comunità scientifica, ma anche una sfida per chi si occuperà in futuro della flora italiana.

In generale, le Flore di ampio respiro restano incompiute oppure sono completate quando l’Autore è già alla fine della sua attività, spesso sono pubblicate postume. Sono stato fortunato, per aver potuto assistere per 30 anni a come veniva usata la mia opera, e aver potuto io stesso utilizzarla per lungo tempo, e confrontarla con opere analoghe che nel frattempo si venivano pubblicando nei Paesi confinanti. Ne ho parlato infinite volte con Botanici che l’hanno usata e mi hanno trasmesso i loro commenti, favorevoli, oppure con osservazioni divergenti, ma costruttive. Ho tenuto ben presente le critiche, spesso fondate e su questa base molti testi sono stati modificati, a volte completamente riscritti. Nella prima edizione, fortemente aderente al modello di Flora Europaea, avevo la prometeica fiducia di essere arrivato a un risultato durevole. Dopo tre decenni mi sono reso conto di come tutto fosse da rifare, il che del resto vale anche per la ben più documentata Flora Europaea. Questo va constatato serenamente, e non inficia il grande merito di Flora Europaea nello stimolare un generale movimento di revisione critica della flora a livello continentale. E questo vale, nel nostro piccolo, anche per lo stimolo portato dalla prima edizione alla conoscenza della flora d’Italia. Tuttavia, ciò mi porta all’inevitabile conclusione che oggi non siamo più vicini alla verità di quanto lo fossimo 30 anni fa; anzi, comincio a credere che forse questa ricerca della verità nel caso nostro sia un obbiettivo privo di senso. Quindi, vorrei che il mio testo fosse inteso come il racconto di una storia, cioè di come oggi uno studioso, con l’aiuto di studiosi suoi contemporanei, interpreta il mondo vegetale che lo circonda. La storia di una passeggiata attraverso l’Italia, durata per decenni (ma cosa sono decenni, confrontati con i tempi dell’evoluzione?), che ha permesso di distinguere migliaia di forme viventi, che noi chiamiamo piante, e che forse sono solo un campione di quelle esistenti. Un esempio per chi vorrà ripetere l’esperienza e saprà fare meglio".

Pignatti, Sandro, 2017. Prefazione in Flora d'Italia, vol. 1, Bologna, Edagricole, p. VII-VIII.